LA FOTOGRAFIA STEREOSCOPICA, ANTESIGNANA DEL 3D.
Recentemente ho visitato il museo della fotografia di montagna LUMEN ed ho scoperto la fotografia stereoscopica.
Di fatto è stata un’antesignana del 3D!
Fotografie stereoscopiche.Tratto da “Lumière” Museum of mountain photography.
L’effetto 3D non è un’invenzione dell’era digitale.
Già nel 1841 Ludwig Moser realizzò fotografie stereoscopiche, ovvero immagini plastiche tridimensionali che “copiavano” la vista dell’occhio umano.
Collins e Charles Wheatstone ottennero qualcosa di simile fotografando gli oggetti da due camere collocate in posizioni differenti.
Il differente posizionamento delle fotocamere è stato riportato in tabelle da Charles Chevalier nella “Guide de Photographe” del 1854 e da Julius Krüger nel “Vademecum des praktischen Photographen” del 1857.
A una distanza di 3 metri dal soggetto, la distanza tra le due camere era di 79 centimetri.
Sir David Brewster è noto come l’inventore della fotocamera stereoscopica.
Nel 1849 iniziò ad occuparsi della camera doppia che, con due obiettivi posti ad una distanza di 6,35 centimetri, riproduceva la distanza media tra gli occhi e permetteva di impressionare due immagini da due angolazioni diverse sulla stessa lastra.
Nel 1854 Achille Quinet produsse fotocamere di questo tipo a Parigi, denominate anche “quintoscope“.
Seguirono le fotocamere di Emil Busch e Friedrich von Voigtländer a Vienna e quelle di Eduard Liesegang in Germania.
Nella metà del XIX secolo nacque una vera e propria “stereoscopio mania”.
Furono realizzati stereoscopi o “diorami” all’interno del quale, con diverse illuminazioni, era possibile contemplare le immagini stereoscopiche.
Nel 1887 le lastre di vetro furono sostituite dalle pellicole piane, inventate da Hannibal Goodwin che ottenne un brevetto per una pellicola a bobina celluloide.
Il brevetto venne copiato da George Eastman che con la sua società (la Kodak) nel 1888 produsse un’apposita fotocamera con cui fu utilizzata per la prima volta la pellicola a bobina.
La fotocamera veniva venduta assieme alla pellicola a bobina e per lo sviluppo era necessario inviare la fotocamera completa per poi ricevere di ritorno la pellicola sviluppata e la fotocamera con la nuova pellicola inserita.
Lo slogan diceva:”You press the Botton – we do the rest”.
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